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Terra delle Radici, quali sfide? Intervista a Marco Cirulli

La Comunità di Progetto Terra delle Radici ha l’obiettivo di intercettare turisti interessati al Turismo delle Radici nel territorio dell’Alto Vastese così da innescare  una piccola economia locale e cercare di arginare il fenomeno dello spopolamento nell’area in questione.

Abbiamo intervistato Marco Cirulli, uno dei promotori della comunità, per conoscere meglio il progetto Terra delle Radici.

Marco Cirulli e Ivan Serafini

Conosciamo Marco Cirulli.
Si divide tra Roma, dove lavora, e Schiavi d’Abruzzo, suo paese d’origine. Da diversi anni si occupa della valorizzazione del territorio e in particolare dell’entroterra vastese. Un percorso intrapreso quasi per gioco una decina di anni fa, insieme ad altri compagni d’avventura come Alessio Massari, Ivan Serafini, Tiziana Dicembre, e inizialmente focalizzato soprattutto sull’aspetto naturalistico e sulle escursioni. Nel tempo questa passione è diventata un’attività progettuale estesa all’ambito culturale, antropologico, sociologico e turistico del territorio. Oggi Marco è uno dei promotori della Comunità Terra delle Radici.

Come e perché nasce il progetto?
Nasce da un’iniziativa avviata con il Centro Italico Safinim di Schiavi d’Abruzzo. Abbiamo partecipato a un bando regionale per le associazioni che aderiscono al Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (C.R.A.M.) volto a creare una connessione tra le associazioni presenti sul territorio italiano e quelle degli emigrati all’estero. Attraverso la collaborazione con l’associazione degli Abruzzesi in Paraguay abbiamo intrapreso un percorso per la costruzione di un database dedicato agli alberi genealogici degli emigrati. Da lì l’idea di estendere e ampliare questo progetto: l’opportunità si è presentata con il bando del GAL Maiella Verde e la possibilità di dar vita a una Comunità in un’area, quella dell’Alto Vastese, storicamente interessata dal fenomeno dell’emigrazione e quindi dello spopolamento.
Il progetto nasce dalla necessità di invertire questa tendenza e riportare, attraverso il “Turismo delle radici”, chi è emigrato verso i territori d’origine.

Qual è il territorio di riferimento e quali sono le sue attrattive?
L’Alto Vastese che geograficamente abbraccia i territori attraversati dai fiumi Trigno, Treste e Sinello. Un’area dall’elevato interesse naturalistico, storico, folkloristico e gastronomico contraddistinta da borghi arroccati e ormai spopolati come  Carunchio, Castelguidone, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Fraine, Montazzoli, Roccaspinalveti, San Giovanni Lipioni, Schiavi d’Abruzzo e Torrebruna. 

Quali sono gli obiettivi del progetto?
Cercare di invertire la tendenza dell’abbandono ed evitare un ulteriore spopolamento dell’area. Vogliamo innescare una piccola economia locale per chi ancora vive in questi territori. Attraverso il “turismo delle radici” possiamo (ri)portare non solo le persone, ma anche le esperienze di chi è andato via da questi luoghi. 

In cosa consiste il Turismo delle Radici?
Il turista in questione non è un semplice viaggiatore ma custode e ambasciatore dei territori coinvolti nella sua storia familiare: la componente emotiva gioca un ruolo fondamentale.
Il bacino d’interesse del Turismo delle Radici contempla tra i 60 e gli 80 milioni di discendenti degli emigrati italiani nel mondo.
Per i nostri potenziali turisti delle radici vogliamo implementare attività come la ricostruzione dell’albero genealogico, la visita presso parenti e luoghi frequentati dalla famiglia d’origine, visite guidate, laboratori per rivivere le tradizioni locali, esperienze emotivamente coinvolgenti nel territorio al quale sono profondamente legati. Fulcro del progetto saranno un Centro Studi e documentazione dell’emigrazione e un Museo multimediale dell’emigrazione dove insieme a documentari, video, foto, lettere e oggetti, sarà presente un database degli alberi genealogici al quale si potrà accedere anche attraverso un portale web dedicato.
Il Centro Studi sarà essenziale per entrare in contatto con i potenziali turisti delle radici. Tutte le attività connesse rappresenteranno il punto di partenza per creare pacchetti e servizi turistici esperienziali. 

Quali sfide?
Sicuramente quella di riuscire a fare sistema nel lungo periodo, tenere insieme i diversi portatori d’interesse di questo progetto, ma anche digitalizzare tutta la documentazione presente nell’archivio anagrafico dei singoli comuni coinvolti. E’ un lavoro di ricerca che richiede tempo, inoltre bisogna considerare le problematiche connesse al digital divide.
E’ necessario mettere su una squadra motivata, che condivida esperienze e capacità. 

Come vi siete organizzati? Chi aderisce alla Comunità di Progetto?
Attualmente aderiscono nove comuni dell’Alto Vastese: Carunchio, Castelguidone, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Fraine, Montazzoli, Roccaspinalveti, Schiavi di Abruzzo, Torrebruna. Insieme ai comuni fanno parte della Comunità anche l’Associazione Centro Studi Alto Vastese e Valle del Trigno e la Pro Loco di San Giovanni Lipioni.

Operativamente? Quali azioni concrete state implementando?
Stiamo raccogliendo adesioni e cercando di coinvolgere tutti i portatori d’interesse presenti sia sul territorio (attività ricettive, associazioni Pro Loco,  realtà che potrebbero offrire prodotti e servizi esperienziali) che all’estero, come le Associazioni degli abruzzesi nel Mondo afferenti al C.R.A.M. (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo), importanti per intercettare i potenziali turisti delle radici. 
In questa fase siamo anche alla ricerca di una struttura pubblica che possa ospitare il Centro Studi con annesso Museo.

Quali risultati volete raggiungere da qui a un anno? E come si potranno “visualizzare” concretamente sul territorio?
Digitalizzare gli archivi comunali coinvolti per poter realizzare il database genealogico. Auspichiamo che la piattaforma web dedicata inizi a prendere forma così come il Centro Studi.
Sarebbe bello cominciare a vedere le prime presenze sul territorio già tra un anno. Sappiamo anche che per raggiungere l’obiettivo finale ovvero la creazione di un’economia circolare locale che stimoli la crescita di nuove attività imprenditoriali il percorso non è breve, i risultati non sono immediati, ma ci crediamo e vogliamo riportare le persone a vivere e riabitare la “Terra delle Radici”.